SANTA MARIA MADDALENA NEL DESERTO,UN ANGELO E DUE PUTTI

Cultural Heritage 360 APS

• Autore: Luigi Quaini (1643-1717)
• Datazione: 1700/1705
• Caratteristiche: olio su tela, cm 133 x 95,5, inv.19
• Collocazione: Pinacoteca Nazionale di Bologna
• Provenienza: chiesa di San Girolamo della Certosa, cappella delle reliquie

Il dipinto risulta citato per la prima volta ne La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture (1772) di Luigi Crespi nella cappella delle reliquie (ora intitolata a San Francesco) per poi venire menzionato nelle successive guide della città (1776,1782,1792) che risentono delle preziose informazioni desunte dal testo crespiano.


Collocato nella parete in cornu evangeli della cappella questa Maddalena penitente era accompagnata da una copia dell’autorevole dipinto del Cristo risorto che appare alla Madre, capolavoro del Guercino custodito dall’Oratorio del Nome di Dio a Cento. Tale copia risulta purtroppo smarrita dopo essere citata nell’inventario redatto nel 1797 in seguito alle soppressioni. La Maddalena invece veniva citata nello stesso documento e poi in quello del 1798 per poi essere trasferita alle collezioni della Pinacoteca Nazionale di Bologna all’epoca in procinto di prendere forma.
La commissione di realizzare un dipinto dedicato alla santa nelle vesti di eremita va letta nell’ambito della devozione dell’ordine certosino per tale figura. La Maddalena infatti, come San Giovanni Battista, co-patrono della Certosa di Bologna, visse secondo le scritture un periodo di penitenza nel deserto, per espiare le colpe dovute alla condizione precedente all’incontro con Cristo. In quest’ottica va inserita anche la scelta di dedicare alla santa eremita la prima delle cappelline private dei monaci, costruita nel 1341 con la donazione di Margerita Pepoli.


Delle numerose immagini dedicate alla Maddalena (a parte alcune apparizioni nelle altre rappresentazioni pittoriche della chiesa) solo questa è stata attualmente identificata. Non risulta pervenutaci nemmeno quella dipinta dal cognato del Quaini, il pittore Marcantonio Franceschini, che potrebbe essere stata un modello nonché lasciapassare per il dipinto in questione e la relativa commissione da parte dei certosini.
L’iconografia su cui si basa l’opera è largamente diffusa nel XVIII secolo e vede qui la protagonista avvolta in un mantello dalle tonalità fredde che contrasta con le rocce del deserto. Il crocifisso e il teschio, comuni elementi legati alla meditazione e alla penitenza, indicano il totale abbandono alla devozione e purezza. Due putti seduti sembrano intonare alla santa una soave melodia mentre quello svolazzante in alto regge un vessillo e soprattutto una corona di spine a ricordare le sofferenze del Cristo.
L’opera rappresenta uno dei pochi punti fermi nella ricostruzione del catalogo del pittore ravennate, ancora poco studiato nonostante le diverse testimonianze relative alla sue opere tra cui la biografia redatta da Marcello Oretti che riporta una Maddalena e l’angelo del pittore in Palazzo Malvezzi a Bologna.

Fonti: Scheda 48-Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale 4, Seicento e Settecento, Bentini J. et al. (a cura di), Venezia, Marsilio, 2011; Inventario degli effetti Mobili ed altro del Convento di San Girolamo di Certosa, 197, n11, Archivio di Stato di Bologna A.S.B. (Demaniale); Crespi L., La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture, Bologna, 1772, ed.1793.

CREDITS

1.Luigi Quaini, Santa Maria Maddalena nel deserto, un angelo e due putti, © 2021 Pinacoteca Nazionale di Bologna