LA NATIVITÁ

Cultural Heritage 360 APS

• Autore: Nunzio Rossi (1626-1651 ca.)
• Datazione: 1644
• Caratteristiche: olio su tela, cm 470 x 420 ca., iscrizioni: “NVTIO ROSSI F. 1644”
• Collocazione: Bologna, Palazzo d’Accursio, anticamera del Sindaco
• Provenienza: chiesa di San Girolamo della Certosa, controfacciata

La grande Natività (o Adorazione dei Pastori) risulta essere il primo dei dipinti che, nel 1644, inaugura il ciclo cristologico voluto dal priore Daniele Granchio. Nello stesso anno i certosini bolognesi davano infatti alloggio al giovanissimo pittore napoletano Nunzio Rossi, allievo di Massimo Stanzione (a sua volta attivo nella Certosa di Napoli), come compenso assieme all’ulteriore pagamento per l’opera realizzata.
L’impiego del giovane artista, già attivo per i certosini partenopei, potrebbe spiegarsi con la probabile mediazione del monaco-architetto bolognese Bonaventura Presti nella certosa napoletana di San Martino.

In questo periodo la tradizione figurativa carraccesca aveva lasciato il posto alla colta idealità reniana. Le maggiori botteghe, ispirandosi agli archetipi del mondo narrativo felsineo, avevano istaurato una sorta di “autarchia figurativa”, ostacolando, di fatto, l’emergere di nuovi modelli e l’inserimento di artisti provenienti da altre aree. Delle poche eccezioni, l’arrivo del Rossi veniva ad assumere vere e proprie connotazioni eversive. La sua attività in San Girolamo porta risvolti significativi proprio nel rinnovamento figurativo che coinvolgeva la chiesa nella seconda metà del secolo. In questo ambito risulta inoltre l’unico artista estraneo all’ambiente bolognese che abbia partecipato all’impresa artistica.

Nella tela, unica differente nel ciclo per dimensioni, l’evento sacro fortemente umanizzato, è rappresentato in un clima di sprezzante naturalismo ed esuberanza compositiva, in un turbinìo di concitazione che unisce mondo celeste e terreno. La pennellata densa e corposa, i colori accesi, la teatralità dell’impianto scenico e il vigoroso approccio narrativo concorrono ad estraniare totalmente l’opera dalla tradizione figurativa bolognese. Il forte impatto scenico dai toni festanti dà prova della formazione dell’artista intrisa di vigoroso barocco partenopeo. Le stesse caratteristiche, esasperate dalla ricercata crudezza, si ritrovano nel San Guglielmo Horne, originariamente al lato della tela assieme al compagno certosino San Guglielmo Skryven. Anche se il dettaglio dello sventramento del primo è stato, per così dire, traslato dal martirologio di Giovanni Houghton, il pittore qui, forse su indicazione della committenza, riesce a fornire una rappresentazione in linea con il clima di fervente misticismo cartusiano attraverso le componenti più riberesche della sua arte. Se la Natività viene menzionata dalle fonti a partire dalla Bologna Perlustrata di Antonio Masini, i due laterali compariranno invece nella Pitture del Malvasia del 1686 per arrivare alle guide di Crespi che menzionano le opere insieme.

In seguito allo spostamento dalla controfacciata-dove il dipinto alloggiava-in favore dell’organo, la nuova collocazione nella cappella della Madonna delle Assi (ex sala capitolare) non ha per nulla giovato alla qualità del dipinto. Prima del restauro del 2005 si presentava infatti praticamente irriconoscibile. Dopo l’intervento l’opera è stata collocata a Palazzo D’Accursio. Nello stesso soggiorno semestrale presso l’ospizio dei certosini il giovane Nunzio dipinge per la Certosa anche “sei altri quadretti di mezze figure: un paese grande, e due piccoli: ed intagliò tre Rami all’acqua forte”. Di queste opere, delle quali ci informa Crespi assieme al compenso di 3014 lire pagato al napoletano, ne sono rimaste solo due: le “santine” Barbara e Cecilia, dipinte come quadretti di devozione privata e collocate attualmente nella cappella delle reliquie.

Assieme a queste la chiesa custodisce le quattro tele centinate degli evangelisti che campeggiano ai lati degli altari delle due cappelle del transetto.

Fonti: Catalogo de’ Priori della Certosa di Bologna dal principio della sua fondazione fino al presente, Bologna, Archivio di Stato Demaniale (Certosini), ms. 24/5869; Crespi L., La Certosa di Bologna descritta nelle sue pitture, Bologna, 1772;Novelli Radice M., Inediti di Nunzio Rossi, in “Napoli nobilissima : rivista di topografia ed arte napoletana”,19,1980; Pesci G. (a cura di), La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, Bologna, Compositori,1998.

CREDITS

1. Nunzio Rossi, Natività, PH Guido Barbi www.guidobarbi.it

2. Nunzio Rossi, Natività-particolari, © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.